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Parlare Futuro apre le danze della sua sesta edizione il 16 novembre alle ore 21,15 nel teatro comunale di Porto San Giorgio. Questa volta la rassegna si vuole focalizzare sul dissenso, inteso come pensiero critico sul presente, capace di prendere le distanze dal non-pensiero massmediatico, tramite il quale l’uomo comune è inconsapevolmente invitato ogni giorno ad un tacitamente preteso ossequio del potere, e di partorire opinioni proprie e differenti, per proporre cambiamenti e ideare modi sostenibili di realizzarli in seno alla società. Protagonista di questo primo incontro, organizzato in collaborazione con il prestigioso “Premio Volponi”, sarà la nota giornalista e corrispondente estera Giuliana Sgrena.
Piemontese di nascita, la Sgrena non è solo giornalista, ma anche scrittrice e politica. Collaboratrice de' Il Manifesto fin dal 1988, di Modus Vivendi e del Die Zeit, si è spesso occupata di reportage in zone di guerra come Algeria, Somalia ed Afghanistan, soprattutto della condizione delle donne all'interno dell'Islam. Dopo un terribile sequestro a Baghdad nel 2005 mentre stava andando ad intervistare i profughi di Falluja, è stata liberata in situazioni drammatiche dal Sismi dopo un mese di prigionia.
La terribile esperienza del rapimento non le ha però tolto la volontà di tornare nel mondo islamico a fare reportage su un tema per lei importante, ovvero quello della condizione femminile, e dei relativi meriti, soprusi ideologici e vita quotidiana nei paesi delle primavere arabe. I frutti di questo decennale lavoro sono raccolti in due saggi, Rivoluzioni Violate e Dio odia le donne, tutti e due dedicati alle varie forme di dissenso che hanno portato le donne islamiche ad organizzarsi in associazioni e movimenti che chiedevano indipendenza di genere e politica, ideologicamente potenti, che sono stati spesso soppressi o tacitati dalle successive organizzazioni reazionarie maschili e non.
A “Parlare Futuro” la Sgrena si metterà in gioco discutendo del suo ultimo lavoro appunto, Dio odia le donne. L'autrice definisce il suo ultimo lavoro come “una ricerca personale, lo sguardo di una donna atea che nelle intenzioni vuol essere ‘neutrale’ rispetto alle diverse religioni prese in considerazione”.
A partire da questa neutralità dichiarata, la scrittrice esamina attraverso un accurato studio dei testi sacri del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islamismo il rapporto delle religioni con le donne. Ne viene fuori una cruda verità, fatta di contraddizioni. Un messaggio forte quello della Sgrena che ha suscitato e non mancherà di suscitare polemiche, ma parlando di futuro non si può non parlare del futuro delle donne.
Per l’assessore alla Cultura Elisabetta Baldassarri “si tratta di una iniziativa interessante, che permette di confrontarsi con l’esperienza di una giornalista che ha svolto anni di inchieste. Abbiamo individuato questa, come data, quale anticipazione del programma del premio nazionale Volponi, omaggio alla letteratura e all’impegno civile”.
Oriana Salvucci, direttrice artistica della rassegna, ha così definito l’incommensurabile lavoro giornalistico di Giuliana Sgrena: “Ringrazio il Comune di Porto San Giorgio, l’assessora Elisabetta Baldassarri e il sindaco Nicola Loira per aver permesso l'apertura della rassegna a Porto San Giorgio. Ringrazio la collaborazione con il “Premio Volponi” fatta in una comunione di idee e di intenti, ringrazio la nostra ospite Giuliana Sgrena, donna coraggiosa e capace di sostenere e combattere per un pensiero differente. Sono tempi controversi, complessi, confusi dove non si ha spesso la coscienza che di fronte alle ingiustizie non si può essere neutrali. Una ingiustizia o la si combatte o la si sostiene. Non vi sono vie di mezzo. Vi è un’emergenza in Italia che ha fatto strage di donne: il femminicidio. Ogni due giorni muore una donna, ogni giorno vengono stuprate una o più donne. Le nostre classi politiche non la considerano una emergenza da mettere nell’agenda, la morte di una donna sembra essere considerata un male necessario. In questo stato delle cose il libro di Giuliana Sgrena getta una luce sulla cultura e sulle culture che rendono possibile la violenza degli uomini. In un mondo e con un dio fatto ad immagine e somiglianza dell'uomo, la donna non può che essere pensata in funzione dell'uomo, in funzione del suo piacere, della sua felicità, del suo godimento, non come essere autonomo ed indipendente portatore di diritti e desideri propri. Le religioni forniscono l’alibi, il sistema simbolico di supporto alla subalternità e alla sottomissione delle donne. E’ ancora scandaloso pensare alla donna come un essere libero e portatore di diritti indipendenti dai desideri e dalla volontà degli uomini. Non è una questione oziosa, le donne rischiano la vita affermando la loro libertà. Una libertà che hanno per natura e non per concessione, una libertà che contempla il diritto a scegliersi un proprio destino ed ad inseguire un desiderio che sia il proprio e non quello stabilito dalle antiche e innaturali regole del patriarcato. Quindi grazie a Giuliana Sgrena, simbolo della potenza del femminile, grazie al suo studio attento delle fonti e delle religioni. Abbiamo l’illusione di pensare che i grandi cambiamenti partano dalla consapevolezza e crediamo che i suoi libri aiutino tutti noi, donne e uomini, alla coscienza e scienza dei problemi, e alla creazione di un percorso di comune e differente libertà delle donne e degli uomini”.