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Terzo appuntamento con la rassegna del teatro a km0, "Viva Falcone" è uno spettacolo di e con Antonio Lovascio.
Una volta un magistrato chiese a un mafioso: “Che cos’è la mafia?” e il mafioso rispose: “Signor giudice, tre magistrati vorrebbero diventare Procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio il cretino avrà il posto. Questa è la mafia”.
Giovanni Falcone aveva capito in che modo colpire la mafia: accertamenti patrimoniali. Ma Falcone e Borsellino erano arrivati troppo vicini alla verità, una verità sconcertante che se rivelata avrebbe cambiato per sempre il destino del nostro Paese. Per qualcuno Falcone e Borsellino erano diventati troppo pericolosi, occorreva preservare la “Normalità”. Occorreva eliminare il problema alla radice “Chistu s’avi ammazzari!”, la minaccia di Totò Rina divenne presto realtà e si concretizzò nella strage di Capaci e successivamente in quella di Via D’Amelio.
Ancora oggi non sappiamo chi siano i veri mandanti di queste stragi. Ufficialmente Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta sono stati uccisi dalla mafia siciliana.
“Muori perché sei solo o perché sei entrato in un gioco troppo grande, muori perché non hai alleanze, muori perché non hai sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere” dice Giovanni Falcone.
Dove nasce il nostro peccato originale? Chi sono i veri responsabili dell’attentato? Perché Giovanni Falcone è stato ucciso? Sono solo alcune delle domande che si pone il giovane Salvatore San Filippo, siciliano di nascita e milanese di adozione, quando sente per la prima volta la notizia della strage di Capaci. Era il 23 maggio del 1992, aveva appena quindici anni e in quel tragico giorno, che ancora oggi rappresenta una sconfitta per l’Italia, Salvatore sente il bisogno di crescere e diventare uomo, decide di tornare in Sicilia per scoprire un altro volto della sua amata isola, un volto inquietante che per anni aveva ignorato. Ma scoprirà anche un’altra cosa: guardando a fondo dentro sé stesso scoprirà che è possibile chiudere la porta in faccia alla mafia. E comincerà a farlo unendosi ai giovani che in quei giorni erano arrivati da tutta Italia a Palermo per gridare: “Viva falcone!”